Tutti pazzi per il “dell’Alto” di Petralia Sottana e in cerca della “prima pagina”. All’appello mancano il convitato di pietra e la proposta

Sabato 11 novembre la precaria sanità dovrebbe diventare vino (buono), se non altro per l’annunciata presenza del Vescovo di Cefalù alla manifestazione che il Forum per la buona sanità madonita si sta prodigando a organizzare.
Comitati e consulte giovanili del paesaggio hanno convocato a Petralia Sottana (dalle ore 9:30, campetti Santa Lucia) sindaci, amministratori e consiglieri comunali, scuole associazioni, enti di culto, liberi cittadini, radio, giornali e televisioni.
Ognuno delle organizzazioni coinvolte laiche e non, avrebbe una visione (non concertata) sul futuro della sanità madonita e su quello dell’unica industria presente nel paesaggio, ovvero, la struttura in cui è allocato l’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana.
23106,41 metri quadri che si sviluppano in cinque piani, oltre al seminterrato e al piano terra, che per la Regione Siciliana e lo Stato (partecipano al bilancio della sanità rispettivamente per il 49 e 51 %) rappresentano – di fatto – un centro costi insostenibile, per onestà intellettuale dobbiamo ammetterlo e correre subito ai ripari.
Il “dell’Alto” è uno dei 46 ospedali, allocati in giro per le 9 provincie siciliane, che nei prossimi mesi potrebbero afferire a uno degli 11 DEA (Dipartimento di Emergenza Urgenza e Accettazione) di primo e secondo livello attivi nei Comuni capoluoghi.
Il nosocomio petralese potrebbe essere assorbito dall’ARNAS Civico di Palermo che è un importante DEA di II livello, insieme al “Di Cristina” e “Ingrassia” di Palermo e al “Cimino” di Termini Imerese.
Il condizionale è d’obbligo in quanto gli interessi di bottega potrebbero condizionare le “norme di riordino del Servizio Sanitario regionale”, fortemente volute dall’assessore regionale della Salute, Giovanna Volo e “bruciate” anzitempo da una velina (il documento integrale) passata alla stampa e che nelle scorse settimane ha provocato reazioni avverse e contrarie, oltre che tanti mal di pancia tra gli esponenti della maggioranza del governo regionale.
L’assessore avrebbe immaginato (ingenuamente) una riorganizzazione radicale delle Aziende del servizio sanitario, anche in funzione dell’enorme spreco di risorse che si sta consumando attorno alle istituende Case e Ospedali di comunità, centrali operative territoriali, finanziate da un gigantesco prestito che l’Europa ha concesso anche alla Regione Siciliana.
Per la cronaca solo sulle Madonie nasceranno 4 Case di Comunità (Petralia Sottana, Gangi, Alimena e Polizzi Generosa) un Ospedale di Comunità, ospitato al quarto piano dell’attuale ospedale e una Centrale Operativa Territoriale che verrà allocata all’interno dell’ex ospedale “Barone Paolo Agliata”.
Questo inaccetabile spreco di denaro, che non contribuirà di certo ad aumentare il PIL del paesaggio, cosa che l’Europa auspica anche a garanzia del prestito, ammonta a circa 12 milioni e mezzo di euro.
Gli unici che ne trarranno vantaggio saranno gli imprenditori della sanità privata che potrebbero essere chiamati a gestire le strutture, arredate e attrezzate di tutto punto, corredate finache, da succulente convenzioni con il Servizio Sanitario Regionale.
Ci sono sindaci e amministratori madoniti che aspirano a gestirle e che partecipano a società che già riscaldano in motori?
Insomma, secondo la visione sostenibile dell’assessore Volo, che tiene conto dell’equilibrio economico del SSR, nel prossimo futuro le Asp si occuperebbero esclusivamente della gestione dei distretti sanitari, quindi della medicina territoriale.
La gestione operativa degli ospedali passerebbe alle immaginate Aziende ospedaliere e il collegamento tra il territorio (Asp) e quest’ultime verrebbe garantito da un dipartimento che fungerebbe da “ufficiale di collegamento” garantendo la continuità ospedale-territorio, inattuata fino adesso.
Ma chi è il convitato di pietra che gli attori protagonisti di quest’ultimo miglio dell’annosa vicenda dell’ospedale petralese stanno (artatamente?) dribblando, ma che si ripresenta sempre come un ombra “minacciosa”?
Presto detto! È la Rete ospedaliera, quindi la razionalizzazione dell’offerta sanitaria regionale e la ridefinizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.
Nessuno di coloro che hanno garantito la presenza alla manifestazione dell’11 novembre ha puntato il dito contro chi non ha attuato quanto pubblicato sulla GURS dell’8 febbraio 2019, organizzatori compresi, ovvero sull’Asp di Palermo e sui governi regionali che si sono succeduti, invero, si respira aria di fraternità.
Tutto ruota attorno ad atti prodotti dai Civici Consessi madoniti e dalla Giunte comunali (clicca Qui per consultare il documento madre), ai documenti redatti dai componenti il Forum e alle dichiarazioni rilasciate alla stampa che nulla hanno a che vedere con il contenuto del Decreto assessorile dell’11 gennaio 2019, che ha per oggetto l’adeguamento della rete ospedaliera al D.M. 2 aprile 2015, n. 70.
L’inconsistenza e la mancanza di visone delle proposte avanzate in queste settimane (tutti si sono risvegliati da un lungo letargo magari per paura di perdere la “prima pagina”) continua a mantenere il “dell’Alto” fanalino di coda dei 46 presidi ospedalieri “di provincia”.
Occorre formulare una proposta sostenibile e di prospettiva, che produca (!) salute e che faccia aumentare il PIL del paesaggio madonita, solo così il governo regionale potrà coraggiosamente determinarsi e riempire di contenuti i “4 campi di calcio” di Petralia Sottana.
Noi ce l’abbiamo e la presenteremo nei prossimi giorni. Resistete.