Sanità in Sicilia, il caos ha avuto la meglio. Mancano medici, organizzazione e la Regione rifiuta le risorse

La sanità siciliana è nel caos, come nella migliore tradizione della mitologia greca, siamo al disordine (ordinato?) che potrebbe essere generato per favorire la nascita delle prime “divinità”, chiamate nel prossimo futuro a gestire un affaire che vale circa 10 miliardi di euro, quasi il 50% del bilancio della Regione Siciliana.

Prove generali

La Regione si troverebbe alle prove generali della resa senza condizioni.
C’è confusione anche nei rapporti tra la Regione e i privati che gestiscono i laboratori di analisi e gli specialisti convenzionati a seguito della decisione del Governo nazionale di aggiornare – a ribasso – il nuovo tariffario delle prestazioni, come racconta Giacinto Pipitone sul Giornale di Sicilia di oggi.

Tagli e disagi per gli utenti

Tagli che porteranno al licenziamento dei dipendenti delle strutture private, alla fuga dei medici convenzionati e, soprattutto, disagi per gli utenti che – non correndo ai ripari – dal primo gennaio dovranno pagare per intero le prestazioni a chi tampona da sempre le falle della sanità pubblica, ovvero al settore privato convenzionato.
Non occorrerà la ricetta, al medico di famiglia basterà consegnare all’utente/paziente un post it, contenente l’elenco degli esami.

I fragili al primo posto

Il destino delle classi meno abbienti e dei fragili sarebbe segnato a meno che le Istituzioni non rimettano ordine al comparto sanitario e inizino a pensare alla sanità del futuro e, cosa di pari importanza, alla prevenzione.
Nelle more (ci vorrà del tempo) i centri decisori dovrebbero provvedere con lucidità a mettere al primo posto i fragili (economico e sociale).
Di certo la questione non può essere affrontata alla stregua di un concitato intervento di pronto soccorso, non ci stancheremo mai di ribadirlo, né tantomeno il governo regionale può nascondersi dietro al tormentone “non ci sono risorse”.

“Lealtà” a discapito dei bisogni

Il 16 dicembre dell’anno scorso, nel “nome della leale collaborazione” con lo Stato, la Regione Siciliana ha rinunciato a circa 9 miliardi di euro che erano destinati per Legge alla sanità siciliana a seguito della retrocessione di una quota del gettito delle accise (da prodotti petroliferi ed energetici) maturata in Sicilia dal 2007 al 2022.
Solo per la cronaca e a titolo di esempio, nel 2020 l’Agenzia delle Dogane ha contabilizzato 1.757.660 mln di euro e nel 2021 oltre un miliardo e 800 milioni di euro. Una consistente percentuale di dette somme, ai sensi del comma 832 della Legge n. 296/2006, spettavano di diritto per far fronte ai bisogni sanitari del popolo siciliano.

Gravi responsabilità. Chi paga il conto?

Sul tema ci sono delle annose e gravi responsabilità politiche e amministrative, a tutti i livelli Istituzionali e con la complicità dei governi romani, che nei palazzi palermitani nessuno vuole affrontare.
L’altro elemento che occorre è l’organizzazione del presente, rappresenta un valore immateriale che non costa niente e nella sanità è fondamentale.
Intanto il popolo siciliano, che non ha la possibilità di stipulare una polizza assicurativa, paga il conto più alto.