Petralia Soprana. Tenenza della Guardia di Finanza, scacco matto in due mosse. Tuttavia…

Il primo ottobre dello scorso anno è stato soppresso il presidio della Guardia di Finanza di stanza a Petralia Soprana.
La scelta sarebbe partita da una ricognizione dei bisogni operativi in capo al Comando provinciale di Palermo che avrebbe comunicato alla Caserma “Piave” di Roma lo status quo.
La sentenza di chiusura è stata formalizzata il 13 giugno 2023, di fatto l’iter si sarebbe consumato in gran segreto, anche in considerazione del fatto che qualche settimana prima sono stati espletati dei lavori edili all’interno della Tenenza petralese; l’intervento avrebbe sedato le voci dell’imminente chiusura che da mesi si rincorrevano nei corridoi dei vari comandi (provinciale e regionale).

Poco lavoro, si chiude

Il paesaggio madonita (9 Comuni su cui ricadeva la giurisdizione della Tenenza) sarebbe stato ritenuto a basso indice di criminalità e di evasione, quindi i costi di mantenimento del Reparto non ne avrebbero giustificato la presenza.
La gerarchia della GdF, da Roma a Palermo, non avrebbe tenuto conto dei reiterati appelli dei sindaci dei 9 Comuni e dell’associazione zone franche montane Sicilia.

Appelli caduti nel vuoto

Quest’ultima il 23 settembre con un’accorata nota si è rivolta al Generale Andrea De Gennaro, comandante della GdF, rappresentando, tra l’altro, che il “distretto” di competenza della Tenenza di Petralia Sottana si “estende per oltre 800 km2 e vi si accede da tre Province, quindi da diverse strade statali, provinciali, interpoderali e da quattro svincoli autostradali lungo la A19”.
Inoltre a seguito della soppressione del reparto “il carico di lavoro ordinario, – si legge nella nota – rispetto al controllo del territorio, graverebbe esclusivamente sull’aliquota radiomobile (una gazzella per turno) della Compagnia dei Carabinieri di Petralia Sottana, quindi sui comandi Stazione che insistono in 8 Comuni su 9”.

Un porto di mare

L’associazione, tra l’altro, ha rappresentato che “le Madonie diventeranno un porto di mare e questo lo Stato non può consentirlo arretrando da un territorio che non è scevro da qualsivoglia condizionamento e consorterie varie”.
Insomma la scelta dei vertici del Corpo, avallata dal Ministro Giorgetti – che guida il MEF ed è uno dei massimi esponenti della Lega – non ha tenuto conto nemmeno che i “residenti di queste Terre alte da sempre avvertono e apprezzano la presenza fisica del Reparto, oltre al valore del lavoro che il personale in servizio svolge, non soltanto nel settore economico finanziario, quindi nella tutela delle uscite del bilancio nazionale, comunitario e delle entrate, ma anche nelle attività di prevenzione finalizzate, tra molto altro, a proteggere i nostri figli da pericoli di ogni sorta, che sono veramente tanti”.

Al Quirinale l’ultima parola

Tutti hanno tirato dritto, lo ribadiamo, con l’avallo della rappresentanza politica, da Palermo a Roma.
Rimane l’ultima carta, quella che ad ottobre Pietro Macaluso, primo cittadino di Petralia Soprana, a nome dei colleghi sindaci ha “passato” al Presidente Mattarella.
Macaluso ha affidato all’avvocato Girolamo Rubino l’incarico di redigere un ricorso straordinario al Capo dello Stato, contro il ministero dell’Economia e il Comando generale della Guardia di Finanza per l’annullamento della determinazione del 13 giugno 2023 con la quale il comandante generale ha soppresso la Tenenza di Petralia Soprana.
Secondo l’avvocato Rubino l’iter di acquisizione delle informazioni da parte degli Uffici del Quirinale si dovrebbe concludere entro 6 mesi dalla data di presentazione del ricorso e solo dopo il Presidente si potrà determinare sul caso.

La risposta dei vertici della GdF

Intanto il presidente dell’associazione zfm Sicilia a distanza di mesi ha ricevuto una risposta da parte del Comandante generale del Corpo, per tramite il generale Domenico Napolitano, che guida i reparti della provincia di Palermo.
Napolitano spiega come si è giunti allo scacco matto in due (discutibili) mosse, tuttavia nella nota rassicura che la GdF continuerà a “profondere ogni sforzo organizzativo per corrispondere appieno alle esigenze di tutela della sicurezza economico-finanziaria del particolare contesto geografico”.
La prima si riferisce a “criteri di razionalizzazione e funzionalità operativa dei presidi territoriali della GdF nella provincia di Palermo”.
Nella seconda rassicura che la scelta “non comporterà alcun arretramento per l’espletamento delle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria e della lotta alla criminalità organizzata”.
Insomma la costante presenza verrà garantita dal G.I.C.O. (Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata), che nell’operazione “scacco matto” fungerebbe da “pedone”.

L’inconfessabile motivo

Il pezzo forte della seconda mossa sarebbe legato non solo alla “mirata redistribuitone delle risorse già in forza al soppresso reparto” – trasferito a Termini Imerese e Cefalù potenziandone, quindi, il funzionamento anche nei settori operativi – ma anche al risparmio degli “oneri sostenuti per la gestione dell’immobile sede del presidio”. Evidentemente il generale Napolitano, quindi il comando generale, non sarebbero a conoscenza della reiterata disponibilità dei sindaci di mettere a disposizione – a titolo gratuito – immobili di proprietà dei Comuni.

La scacchiera madonita

Una cosa è certa. La “scacchiera”, su cui i centri decisori della Guardia di Finanza hanno giocato la partita, è stata solo quella del paesaggio madonita, non ci risultano altre soppressioni in provincia.
Eppoi, non ce ne voglia il generale Napolitano (che in fin dei conti ha subito le scelte fatte da altri e in altri periodi), a leggere i termini utilizzati nella nota da lui sottoscritta (razionalizzazione delle risorse, funzionalità, potenziamento, mirata ridistribuzione, oneri sostenuti per la gestione dell’immobile, ecc.) sarebbe stato più logico sopprimere Cefalù a beneficio del vicinissimo Reparto di Termini Imerese, dove, tra molto altro, insiste un porto commerciale, che nei piani dell’Autorità portuale sarebbe destinato a un esponenziale potenziamento.
L’area cefaludese si sarebbe gestita e con più facilità, alla stregua di come si intenderebbe “governare” quella madonita.

Politicamente corretto

Oltre alla logica, rimane aperta la questione del politicamente corretto, evocata a gran voce dai sindaci e dall’associazione zfm Sicilia, ovvero quella di non fare arretrare – materialmente – lo Stato da un territorio debole e sconosciuto allo stesso. Vi pare poco, rispetto a tutto il resto?
Non resta che sperare nel presidente Mattarella, non perché conosce molto bene le Madonie, ma per il suo ruolo di arbitro delle Istituzioni, nella speranza che le decisioni del Quirinale non subiscano l’influenza dei “tecnici”.