Le tre certezze sull’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana

Monta la preoccupazione sul futuro dell’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana, sull’argomento ieri pomeriggio si è tenuta una partecipata assemblea cittadina presso l’aula consiliare del Comune capofila del Distretto Sanitario 35, in cui insiste il presidio ospedaliero.
Il Forum delle associazioni e movimenti (Comitato cittadino Petralia Sottana, Movimento Civico “Pediatria a Petralia” e Consulte giovanili Madonie), che hanno a cuore le sorti del nosocomio petralese, continuano a marcare stretto i sindaci dei nove Comuni, quindi la c.d. “unione comuni madonie” che ieri non ha garantito la presenza di almeno un amministratore.

Il punto

Il punto sui “Livelli Essenziali di Carità” (LEC) che vengono garantiti nel paesaggio madonita è direttamente proporzionale al peso politico della governance del territorio che nel corso dell’incontro si è chiesta in quale punto dell’agenda politica del governo regionale si trova il dossier “ospedale di Petralia”.
Insomma i sindaci hanno allargato le braccia ammettendo – ancora una volta – di non essere in grado di indirizzare le scelte politiche del presidente Schifani e dell’assessore Volo, al punto che si sono rivolti (per la disperazione?) al Prefetto di Palermo, che di fatto sulla materia non ha alcun potere legislativo ne amministrativo.

Peso politico

Peso politico inesistente anche mettendo insieme 26 Comuni, in seno all’unione, quindi 26 fasce tricolore che sul futuro del nosocomio petralese hanno dimostrato di non avere alcuna capacità negoziale.
Il depotenziamento dell’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana ne rappresenta l’esempio plastico.
Il proposito del forum in merito all’organizzazione dell’incontro di ieri sarebbe stato quello di “fare il punto sull’ospedale”. Alla fine sono emersi una serie di puntini di reticenza da parte dei pochissimi amministratori presenti che continuano a non ammettere di avere sottovalutato l’inattuazione della Rete Ospedaliera, che avrebbe potenziato l’ospedale. Va detto che la Rete Ospedaliera è stata valutata anche dai sindaci pro tempore della Città Metropolitana di Palermo (settembre 2019) e ratificata all’unanimità con l’adozione dell’Atto aziendale deliberato dall’Asp di Palermo.

Nessuna novità di rilievo

Insomma, non ci sono novità di rilievo da raccontare, nessuno ha avuto il coraggio di ammettere che questo ospedale, come tutti gli ospedali ibridi siciliani (47), non ha futuro e che necessita di essere convertito in un’industria che produce salute (23.106,4 mq di superfice utile).
Le novità che sono state rappresentate agli astanti (tra i quali diversi operatori sanitari in servizio al “dell’Alto”, legittimamente preoccupati sul futuro del nosocomio) sono legate a dei concitati interventi di “pronto soccorso” attuati dall’Asp di Palermo per rabbonire l’ira del presidente Schifani (che si è ritrovato sulla scrivania l’ennesima grana) e i manifestanti dell’11 novembre scorso, che il giorno di San Martino hanno marciato sull’Ospedale.

Interventi da anno bisestile e certezze (tre)

Interventi/azioni a scadenza (29 febbraio 2024) che denotano ancora una volta la mancanza di una strategia (sostenibile) di potenziamento dell’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana, finalizzati solo ad allungare l’agonia.
Tuttavia le certezze che sono emerse nel corso dell’incontro sono tre.

La prima certezza che preoccupa

La prima, il 31 dicembre sarà l’ultimo giorno di servizio del dottore Domenico La Tona, responsabile dell’Unita Semplice Dipartimentale di anestesia.  Nell’area di emergenza rimarrà disponibile un solo medico di ruolo e i turni continueranno a essere garantiti/potenziati con il costosissimo istituto della “prestazione aggiuntiva” (100 euro/ora).
Per la cronaca, il servizio di anestesia è strategico per l’intero ospedale e soprattutto per le emergenze, in quanto gli anestesisti devono essere contemporaneamente disponibili per la chirurgia d’urgenza, per il pronto soccorso e per eventuali trasferimenti dei pazienti in altri ospedali. Nei giorni scorsi uno degli anestesisti è stato richiamato da Castelbuono per trasferire un giovane paziente affetto da emorragia celebrale.

La seconda certezza che farebbe sperare

La seconda è legata all’unica proposta di rilancio sul tavolo che riguarda il futuro dell’intera struttura che ospita l’ospedale e che ieri è stata ribadita.
L’associazione zone franche montane Sicilia ha evidenziato, in una proposta di rilancio inviata al governo regionale (clicca QUI per consultarla), che l’intera struttura può fornire la risposta di salute più importante alla quale il sistema sanitario regionale siciliano oggi non riesce a fornire risposte adeguate: “l’assistenza ai pazienti multi-cronici, quelli vittime di traumi o patologie che richiedono lunghi periodi di riabilitazione, i pazienti anziani e in particolare i pazienti anziani fragili, quelli cioè che sono fortemente debilitati da più fattori di malattia e che hanno bisogno di continua assistenza e una riabilitazione specializzata per vivere dignitosamente la vita che è giusto continuino a vivere”.
La governance dell’associazione ha immaginato l’intera struttura come un grande centro (il più grande d’Italia) di riabilitazione neurologica, riabilitazione pneumologica, cardiologica e da traumi. Immaginate l’impatto economico che una scelta politica del genere avrebbe sul paesaggio madonita.

La terza certezza è la mancanza di volontà

La terza certezza è che ai sindaci dei 9 Comuni madoniti la proposta di rilancio dell’associazione zfm Sicilia non piace, nonostante rappresenti l’unica ancora di salvezza dell’ospedale, incapace di curare sé stesso e destinato a morire.
La verità è che i primi cittadini non hanno una proposta alternativa se non quella di salvare lo status quo, ovvero di mantenere in “lungo degenza” l’intera struttura, che è utile ricordare ospita anche l’ospedale.