La sanità madonita rimane nel limbo. Improvvisazione, mancanza di autorevolezza e di visione

La struttura che ospita l’Ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana continua a rimanere sospesa nel limbo dell’incertezza, alla stregua del futuro dei reparti del nosocomio. Al momento è tutto gestito alla maniera di un concitato intervento di pronto soccorso e per compiacere l’inquilino di Palazzo d’Orleans.
A proposito di area di emergenza, pare che verrà prorogato il contratto alla ditta a cui il 7 novembre scorso è stato affidato l’appalto della gestione dei turni e fornitura di personale medico (tre) per il pronto soccorso del “dell’Alto”, che si è aggiunto alla professionista rimasta alle dipendenze dell’ASP di Palermo con il ruolo di responsabile dell’Unità Operativa.
Per tale servizio l’ASP di Palermo continuerà a pagare 1.152 euro per ogni turno di 12 ore, garantito dai tre medici “a gettone”, la responsabile dell’Unità, invero, si accontenta dello stipendio ordinario per la partecipazionii alla turnistica, sopperendo – in cambio di un giorno di riposo (!) – alle assenze.
“Al fine di garantire i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza, n.d.r.) – si legge in una nota dell’ASP inviata all’assessore Volo – del comprensorio madonita atteso che vi è stato un incremento delle prestazioni sanitarie erogate a favore della popolazione ivi residente” è stata rinnovata anche la convenzione con la Fondazione “Istituto Giglio” di Cefalù, stipulata il 29 novembre 2023  per dare una risposta (molto tiepida) alla manifestazione di protesta organizzata qualche settimana prima dal Forum dei comitati e delle associazioni madonite a difesa dell’ospedale petralese.
Due gli impegni assunti al tempo dalla Fondazione.
Il “Giglio” si era impegnato a “soddisfare le richiesta di urologia pervenute e prenotate presso il P.O. Madonna SS dell’Alto”, ivi compreso l’attività ambulatoriale di urologia collegata al CUP dell’Asp di Palermo ma poco pubblicizzata.
Quindi, sul pulmino, da contrada Pietrapollastra direzione Petralia salivano il chirurgo, l’anestesista, l’infermiere e l’oss, tutti retribuiti dalla Fondazione a “prestazione aggiuntiva”.
Cosa diversa per la riabilitazione, in questo caso c’è da mantenere un reparto, che a Petralia è stato istituito nel 2009, al primo piano la presenza deve essere garantita nell’arco delle 24 ore.
Quindi il “Giglio” avrebbe assicurato e a proprie spese, la presenza del “personale medico e sanitario e di supporto necessario per garantire la piena operatività del reparto di riabilitazione avendone la piena governance”.
In tutto questo l’Asp per l’urologia avrebbe dovuto garantire, l’uso della sala operatoria e delle attrezzature, del personale infermieristico e ausiliario, quindi 4 posti letto di chirurgia e l’assistenza sanitaria di degenza post operatoria.
Per la riabilitazione a carico dell’Asp i costi “derivanti dall’attività alberghiera” (cibo e cambio lenzuola).
Di fatto l’Asp di Palermo non perderebbe niente in quanto nella convenzione è prevista una riduzione del tariffario di circa il 25% per la parte urologica e del 10 % per quella riabilitativa.
Dalla mezzanotte del 29 febbraio scorso e per ulteriori 60 giorni la convenzione è stata rinnovata alle medesime condizioni.
In realtà rimangono da chiarire alcune questioni, riguardo l’aspetto contabile e i LEA che, secondo Daniela Faraoni – Commissario straordinario dell’Asp – sarebbero stati garantiti (?) ai restanti madoniti.
Negli ultimi tre mesi l’Asp ha assicurato la presenza di personale sanitario nel reparto di riabilitazione, in particolare due fisioterapisti e tre infermieri.
Chi ha retribuito il personale in servizio dell’Asp, atteso che tutte le professionalità dovevano essere garantite e retribuite dalla Fondazione? Ci sarà una compensazione e su quale atto si basa?
Faraoni ha rassicurato all’assessore Volo, a capo del dicastero regionale della Salute, di volere garantire i LEA dei restanti madoniti, privilegiando solo due specialità e mettendole in primo piano rispetto alla cardiologia. Un argomento che sarebbe indigesto al Commissario-Direttore-Commissario e (forse, da confermare) Direttore Faraoni.
Sarebbe utile che ci mettesse al corrente sul numero di pazienti, domiciliati nei nove comuni del Distretto sanitario petralese, che sono stati trattati nel primo step della convenzione e se 3 sedute (in tre mesi!) di chirurgia urologica per la rimozione di porzione di prostata, possono essere considerati un risultato trionfale.
Facendo un calcolo, per eccesso (molto) sarebbero stati trattati al massimo 15 pazienti, anche in questo caso la domanda che poniamo è sempre la stessa. I pazienti operati dall’equipe del pulmino in quale comune risiedono e ancora, le prestazioni chirurgiche eseguite a Petralia sono servite anche per sfoltire le liste di attesa del “Giglio”?
Avremmo potuto chiederlo al Commissario Faraoni, attraverso una nota formale, esercitando il diritto di cronaca e di informazione, pare che il Direttore generale (in pectore) non sia propensa ad autorizzare risposte esaudienti, almeno per quanto ci riguarda.
Sul “dell’Alto” ci sarebbe da approfondire anche la vicenda della mancata riapertura dell’area ristoro, da tempo vi sarebbe stato messo un cornetto di 150 kg (alla stregua di una pietra) sopra, come a dire al personale in servizio di portarsi la cavetta da casa.
In questo racconto ci sono della cose che farebbero ben sperare e un’altra che dovrebbe indurre a una riflessione sull’autorevolezza riconosciuta al sindaco di Petralia Sottana, da parte delle Istituzioni regionali.
Il 28 febbraio il Commissario dell’Asp richiede all’assessore Volo e al dirigente generale dell’assessorato l’autorizzazione al rinnovo della convenzione con la Fondazione “Giglio”, lo stesso giorno e al “volo” l’assessore ne prende atto e di fatto autorizza.
Questa si chiama “buona sanità”, la regola dovrebbe valere anche per altro (?).
L’altro fatto positivo è che l’Asp ha comunicato all’assessore che è in procinto di assumere 36 fisiatri, pronti a sottoscrivere il contratto a tempo indeterminato.
Nella pianta organica del nosocomio di Petralia Sottana ne sarebbero previsti 4. Se ci fosse la volontà, da parte del Commissario Faraoni, di rilanciare in house il reparto, dovrebbe essere “imposta” questa assegnazione.
Sarebbe l’occasione per far rientrare il personale sanitario – in servizio fin dall’istituzione a Petralia del codice “56 c” – che ha comunicato di non volere lavorare per conto della Fondazione “Giglio” e che è rimasto a disposizione dell’Azienda.
L’altra cosa che farebbe ben sperare è la possibilità che l’Asp emani un avviso pubblico di manifestazione di interesse per la gestione del reparto di riabilitazione, così è stato comunicato all’assessore Volo.
Questa scelta politica rappresenterebbe la strada maestra per salvare il nosocomio dal drastico ridimensionamento (le istituzioni regionali abbiano il coraggio di dirlo con chiarezza!).
“Petralia” potrebbe diventare un centro riabilitativo di riferimento regionale (neurologico, polmonare e cardiologico), come proposto dall’associazione zone franche montane Sicilia, quindi salvare di fatto tutti i reparti in essere, con l’aggiunta della cardiologia.
Rendere questa destinazione appetibile significa mettere fine al ritornello dei vertici dell’Asp: “abbiamo difficoltà a reclutare risorse umane per il P.O. di Petralia”.
Diciamocela tutta, non ci credono neanche loro ed è questo il motivo principale per cui sull’intera struttura andrebbe fatto un ragionamento a parte e di prospettiva, fuori dalla logica che in questi anni ha mosso le azioni operative dell’Azienda sanitaria.
Arrivati all’ultima parte del racconto non ci resta che evidenziare l’iniqua autorevolezza della rappresentanza politica madonita.
L’Ufficio di Gabinetto della Presidenza della Regione ha scritto alla Faraoni invitandola ad incontrare il sindaco di Petralia Sottana – di fatto Polito è stato scaricato da Palazzo d’Orleans –  per discutere di “…azioni migliorative dei servizi sanitari del Distretto Socio Sanitario 35”.
Faraoni “assicura la promozione di tale incontro”, anche su “disposizione impartita” dall’assessore Volo il 28 febbraio scorso.
Lo ribadiamo, con franchezza, il futuro del nosocomio petralese e il produrre salute (aumento del PIL e creazione di decine di posti di lavoro, anche nell’indotto) non possono essere affidati alla buona volontà e all’improvvisazione, puntando su concitati interventi di pronto soccorso.
Pare che la storia non abbia insegnato niente.