La Regione delle rinunce. Nel “nome della leale collaborazione” e delle Leggi inapplicate

La Regione Siciliana è il luogo delle contraddizioni e il popolo restante da oltre 25 secoli non desidera rigenerarsi.
Ai giorni nostri, da un lato la Corte dei Conti, che nel giudizio di parifica del rendiconto 2021 – reso lo scorso 25 novembre (anche nei tempi in Sicilia non ci facciamo mancare niente) – ribadisce (come ogni anno) che i decimi di Iva (3.64/10) e Irpef (7.10/10) non sono bastevoli “per l’espletamento di tutte le funzioni esercitate i virtù dell’autonomia speciale”.
Dall’altro, il governo regionale che a titolo di ristoro si accorda con lo Stato per poco meno di 75 milioni di euro,  per il mancato introito a seguito della rideterminazione delle aliquote Irpef (Legge di Bilancio 2024) che per la Sicilia varrà una perdita di entrata di circa 165 milioni di euro, secondo un calcolo senza contradditorio del Dipartimento delle Finanze del MEF.

L’accomodamento con lo Stato

Pare che il presidente Schifani lo scorso 4 dicembre abbia sottoscritto le carte imposte dal MEF, rinunciando di fatto – irrimediabilmente – a circa 90 milioni di euro, senza informare preventivamente l’Assemblea Regionale Siciliana, così come espressamente specificato all’articolo 15 della LR n. 26, del 28 ottobre 2020.

Riscosso o maturato, questo è il problema!

Sul conteggio a senso unico del dovuto alla Regione Siciliana (in realtà l’Assessorato regionale all’Economia non ha accesso alla banca dati dell’Ente riscossore!) da parte del MEF ci sarebbe da chiedersi anche il metodo di calcolo utilizzato, ovvero, se si tratta dell’Irpef riscossa in Sicilia o di quella maturata, così come impone la Carta Costituzionale. La differenza è sostanziale. Sull’Ires, per esempio, abbiamo contezza che il MEF riconosce alla Sicilia il “riscosso”, le società di capitali (Banche comprese) la versano nella Regione in cui hanno il domicilio fiscale, a prescindere dalla dislocazione delle filiali nel territorio italiano, quindi in Sicilia.

Donazioni che si ripetono

Al contempo la scelta politica, che equivarrebbe a una donazione allo Stato per conto del popolo siciliano, non sarebbe stata condivisa nemmeno con la Commissione Paritetica Stato-Regione.
Sembrerebbe una consuetudine, è accaduto anche il 16 dicembre 2022 e con le stesse modalità, il governo regionale ha rinunciato – sempre nel nome della “leale collaborazione” – alla retrocessione di una cospicua parte di accise maturate in Sicilia dal 2007 al 2021. Appare come una storia vecchia e ripetuta, non lo è, nella quotidianità ce ne accorgiamo quando ci vengono negati i Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria e propinati i LEC (Livelli Essenziali di Carità).

Gli impegni dello Stato

Con la Legge finanziaria del 2007 lo Stato si è impegnato a compensare con una parte del gettito delle accise il maggior onere di compartecipazione della spese sanitaria da parte dei siciliani (passata dal 42.50% al 49.11%), che secondo lo spirito della Legge e Statutario (articolo 14)  dovrebbe giungere negli anni a totale carico del bilancio regionale.

Niente è dovuto

Secondo l’accordo del 16 dicembre 2022 “per gli anni dal 2007 al 2021 non è dovuta alla Regione alcuna compensazione finanziaria” proveniente dalle accise maturate nei 3 lustri.
Per la cronaca, le entrate erariali da accisa su prodotti energetici ed energia elettrica, maturate in Sicilia nel 2021 ammontano a circa un miliardo e 870 milioni di euro, negli anni l’importo non si discosta di molto.

9 miliardi andati in fumo

A leggere il comma 832 di quella Legge finanziaria (n. 296/2006) alla Regione Siciliana negli anni sarebbero spettati dal 20 al 50% del valore dell’imposta, quindi il buon Schifani (a cui riconosciamo la buona fede nella sudditanza ai Palazzi romani, ci può stare dopo 26 anni di servizio al Senato) in quel giorno rinunciò, a favore dello Stato, a circa 9 miliardi di euro che sarebbero serviti al buon funzionamento e al potenziamento della sanità pubblica in Sicilia.

Sviste o colpe?

Sulla vicenda della retrocessione delle accise e degli accordi siglati in assenza di confronto politico istituzionale, in primis con l’Assemblea Regionale Siciliana, ci sarebbero delle “sviste” sia dei componenti la Commissione Paritetica che si sono succeduti negli anni (Clicca QUI per consultare i Decreti Ministeriali di nomina), che da parte del “Mattarel-depotenziato” Commissario dello Stato per la Regione Siciliana, (Ignazio Portelli è in carica da novembre 2021), passando per il super pagato Segretario Generale dell’ARS (il tetto della sua indennità sarebbe superiore all’inquilino del Quirinale).

Le abitudini consolidate

Ad onor del vero la Regione Siciliana non rinuncia solo a ciò che Palazzo Chigi impone, ci sarebbe dell’altro che rientra nel perimetro del “compatibile con gli obiettivi della finanza pubblica”, ovvero, se lo Stato non ha altro da fare restituisce alla Regione Siciliana il dovuto, che vale diversi miliardi di euro ogni anno (maturato Irpef, Iva, Ires, Iva all’importazione, quota accise, ecc.).
In caso contrario – abitudine consolidata e sleale (!)  –  continua ad approfittare della complicità della politica regionale e dell’indifferenza del gattopardesco popolo siciliano che non intende “far germogliare” la propria civiltà e vuole rimanere nello status di colonia.