Italia-Slovenia, Cavagna “Rapporti bilaterali radicati nel tempo”

ROMA (ITALPRESS) – Tra Italia e Slovenia i rapporti bilaterali sono “storici, radicati nel tempo”, ad un livello “per alcuni versi eccezionale”. E’ la valutazione di Giuseppe Cavagna, ambasciatore d’Italia a Lubiana, in un’intervista a Claudio Brachino per Diplomacy Magazine, format tv dell’agenzia Italpress.“Sono due Paesi amici da decenni e in questo periodo questa amicizia si è approfondita”, ha osservato Cavagna ricordando che la Slovenia e l’Italia sono innanzitutto “collegate da un tessuto umano particolarmente intrecciato e particolarmente solido, che si rinforza di giorno in giorno”. Sono migliaia, infatti, le persone che “attraversano il confine, che portano il loro sapere da un lato e dall’altro, connesse da relazioni profonde di tipo amicale, di lavoro, familiare”, costruendo così “una condizione di inestricabilità che ci fa molto bene”. In passato i due Paesi sono stati divisi “da un confine storico che è stato a lungo, per decenni, un confine duro, un confine difficile, marcato da tragedie, da drammi e anche da crimini, da un lato e dall’altro del confine”. Grazie anche al lavoro assiduo delle rispettive comunità nazionali, oggi, secondo Cavagna, “non è più un confine che separa, ma che è diventato punto di incontro, di condivisione, di scambio e che è sempre meno avvertibile. E questo è un pò l’obiettivo, direi, non solo del mio lavoro quotidiano, del lavoro di tutti quelli che lavorano per i rapporti tra Italia e Slovenia, ma è anche un simbolo tangibile del potere trasformativo dell’appartenenza all’Unione europea”. Il 2025 è l’anno di Gorizia e Nova Gorica Capitali europee della cultura. “Per la prima volta una capitale congiunta e una capitale transfrontaliera. Quindi l’Unione europea ha scommesso su questo simbolo, su questo potente esempio ed è una scommessa che sta riuscendo”, ha ancora osservato Cavagna ricordando che si tratta dell’esempio “di due città, Gorizia e Nova Gorica, la seconda delle quali nata in sostituzione e in contrapposizione alla prima, che dopo 50 anni stanno dimostrando la capacità di programmare insieme, di progettare per il futuro in maniera condivisa e di amministrare in maniera condivisa uno stesso territorio”. Partendo da questo “e ricordando quanto fatto per avvicinare le comunità a livello massimo, ad esempio dal presidente Mattarella e dall’ex presidente sloveno Pahor e attualmente dalla presidente attuale slovena Pirc Musar, sottolineerei il ruolo delle due comunità che il presidente Mattarella di recente ha definito avamposti di amicizia. La comunità slovenofona in Italia è la maggiore comunità slovena all’estero, ha un’importanza eccezionale per la Slovenia ed è molto seguita. La comunità nazionale italiana in Slovenia è una comunità pluricentenaria, molto radicata e pienamente riconosciuta dalla legge slovena”. Il tessuto umano fa il paio con un intenso scambio commerciale che si mantiene stabile sui 10 miliardi di euro complessivi, con un surplus per la parte italiana. “La Slovenia è un’economia di mercato matura, pienamente integrata nell’Unione europea e che sta ponendo per quanto possibile l’accento sull’innovazione. Quindi vi sono una serie di settori che sono in espansione in Slovenia e che vanno dalle start-up al settore dell’aerospazio”, ha ricordato Cavagna. Altri settori, invece, sono di più lunga tradizione, come l’automotive, la componentistica e la meccanica. “Su questo e anche su altro noi agiamo quotidianamente tramite l’ambasciata, tramite il nostro ufficio ICE e tramite tutti gli imprenditori che sono presenti attivamente in questo mercato”, ha dichiarato il capo missione a Lubiana. Un settore che vede una forte presenza italiana è quello finanziario e assicurativo. “Sono qui Generali, Intesa Sanpaolo e UniCredit, che hanno banche locali, che sono la terza e la quarta banca del paese. Siamo presenti nel settore energetico, ad esempio con Eni e altri, nel settore della grande distribuzione, come con Eurospin, e in altri settori di particolare rilievo, la Danieli ad esempio. Ci sono sicuramente ancora margini di crescita. La Slovenia è un mercato pienamente maturo e integrato. Siamo lontani dall’immagine di un tempo, del luogo dove si andava a delocalizzare per risparmiare sul costo del lavoro”, ha osservato Cavagna. La cooperazione con la Slovenia diventa “trilaterale”, includendo la Croazia, su alcuni temi di particolare rilievo come il controllo delle rotte migratorie. “Indubbiamente la rotta balcanica esiste ancora, anche se con numeri in netta riduzione rispetto agli anni scorsi. L’Italia da due anni ha attivato una stretta collaborazione a livello di ministri dell’Interno e a scendere di capi della polizia e di strutture di sicurezza, con la Slovenia e con la Croazia, per gestire e controllare al meglio questa rotta. L’obiettivo comune è di favorire la migrazione legale e contrastare quella illegale e i rischi connessi”, ha precisato l’ambasciatore aggiungendo che la prossima settimana saranno avviate le prime pattuglie trilaterali, “quindi la polizia di Croazia, Italia e Slovenia insieme gestiranno una parte dei controlli alla frontiera tra la Croazia e la Bosnia”. La collaborazione sul fronte migratorio “parte dalla testa, dai tre ministri dell’interno che si vedono mediamente 3-4 volte l’anno ad hoc per coordinarsi su questo settore”, ha precisato Cavagna. I controlli alle frontiere “vengono fatti ma con grano salis, cioè con l’obiettivo di contrastare la migrazione illegale senza andare a intaccare quella che è una delle nostre più preziose libertà, quella di circolazione intra Unione europea”, ha aggiunto. Il formato trilaterale viene utilizzato anche su un altro grande tema, quello dell’Alto Adriatico. “La prossima trilaterale dei ministri degli Esteri sarà organizzata dalla Slovenia nei prossimi mesi e in questo settore sono molteplici le attività. Una su tutte, ad esempio, è la valle dell’idrogeno del nord Adriatico”, ha ricordato Cavagna, per favorire l’utilizzo dell’idrogeno come energia verde rinnovabile. “Un’altra area di cooperazione ormai storica, perchè esiste da 15 anni, è quella dei porti del nord Adriatico, una connessione tra tutti i porti che vanno da Ravenna a Fiume, per cercare di condividere un’economia di scala e coordinarsi nei rapporti con l’esterno”, ha concluso l’ambasciatore.
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