Sanità. Il “dell’Alto” produce buona sanità (nonostante tutto). Il 2024 sarà l’anno della svolta?

Il 2024 per il futuro della struttura che ospita l’ospedale “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana rappresenta l’anno della svolta.
L’intero complesso potrebbe essere oggetto di scelte drastiche da parte del governo regionale, al lavoro (nel più assoluto riserbo) per redigere un piano di riassetto delle Aziende del servizio sanitario regionale. Nella prima stesura del piano il “dell’Alto” sarebbe transitato alla “gestione diretta” dell’ARNAS Civico di Palermo.
L’obiettivo del governo sarebbe quello di puntare (quasi, per quanto riguarda la sanità pubblica) tutto sulla medicina territoriale, al fine di ridurre l’ospedalizzazione, che incide pesantemente sul bilancio regionale.
Dovrebbe essere una riforma epocale (quella del 2019 è rimasta incompiuta e per molti versi appesa al filo dell’incertezza) che guarda alla ottimizzazione dei servizi e a garantire i Livelli Essenziali di Assistenza alla popolazione.
Il “dell’Alto” è un presidio di montagna, incastonato nelle Terre alte madonite a 1000 mt s.l.m. e nei 23.104,4 mq della struttura che ospita anche il Distretto Sanitario.
Non per l’auspicata continuità “ospedale-territorio” (magari lo fosse!), bensì per ottimizzare i costi di gestione di due entità, Ospedale e Distretto sanitario, che dipendono – di fatto – dalla stessa Azienda ospedaliera, che coincide con il perimetro della Città Metropolitana di Palermo (ex Provincia).
Capita spesso che i disservizi “resi” dal Distretto, per le più svariate ragioni legate anche alla mancanza di programmazione – nel tempo – della sanità pubblica (liste di attesa, carenza di specialisti ambulatoriali, assegnazione del medico di medicina generale e quanto altro di competenza del “territorio”), vengano declinati dagli utenti con la (oramai) consueta affermazione: “l’ospedale deve essere chiuso”.
Agli utenti andrebbe spiegato che si tratta di “Uffici” e organizzazioni diverse. Quindi, a titolo di esempio, le umilianti liste di attesa per una visita specialistica non possono essere attribuite alle prestazioni rese dall’ospedale, se pur allocato nella stessa struttura.
Ne sa qualcosa la signora Giovanna, di Castellana Sicula (PA) e i suoi familiari, che a 70 anni ha iniziato a combattere con un tumore al colon.
L’anno scorso è stata accompagnata al pronto soccorso del “dell’Alto”, per dei forti dolori all’addome.
Le hanno subito diagnosticato la presenza di un ospite indesiderato. Doveva essere sottoposta immediatamente ad intervento chirurgico.
Ovviamente l’intervento è andato bene e la signora, nel tempo, ha seguito le indicazioni ricevute dai chirurghi in servizio al nosocomio petralese e che hanno asportato la massa tumorale.
Gli stessi che negli anni, tra molto altro, hanno salvato diverse vite, in chirurgia d’urgenza per i pazienti giunti al pronto soccorso in condizioni disperate.
Dopo i cicli di chemioterapia nelle scorse settimane la signora è ritornata al nosocomio petralese ed è stata sottoposta ad un altro intervento chirurgico, che l’ha “costretta” a quattro giorni di degenza, utili ad accertare la normalizzazione della funzionalità dell’intestino.
«La mamma sta bene – riferisce il figlio – abbiamo riscontrato grande professionalità nell’equipe medica composta da Nino Miranti, Marcello Catarcia e Tiziana Facella, nonché di tutto il personale sanitario, infermieri e oss».
Tutto questo è accaduto al “Madonna SS. Dell’Alto” di Petralia Sottana e abbiamo motivo di credere che quotidianamente nel contesto dell’intera struttura si consumi tanta buona sanità, nonostante la mancanza di risorse umane e di un chiaro indirizzo politico che porti il “dell’Alto” a diventare – giusta riconversione –  “un’industria” che produce salute, decisione di cui hanno bisogno i pazienti/utenti e l’intero paesaggio madonita.
C’è dell’altro da raccontare. Le carezze, per esempio e la presenza costante che il cappellano non fa mancare ogni giorno ai pazienti e agli utenti dell’ospedale-territorio.
La maggior parte di essi – è utile ricordarlo – fragili anche dal punto di vista socio economico.
Don Giuseppe Garofalo è un prete vulcano e coordina, nel contesto della “cappellania”, un gruppo di “camici gialli”, ovvero, dei giovani volontari di animazione spirituale rivolta ai degenti del nosocomio.
Eppoi, da qualche mese c’è la presenza di un nuovo Direttore di presidio, che non vuole saperne di andare via da Petralia.
La dottoressa Caracci è determinata a sfatare il mito che “Petralia” sia un “luogo di passaggio” per i giovani medici, per poi planare in realtà più entusiasmanti, dal punto di vista professionale.
La scelta della dottoressa Faraoni di puntare su una giovane medico (al 4 quarto piano non c’erano abituati) potrebbe rappresentare una speranza per il futuro del nosocomio petralese.
Lo vedremo, il 2024 è agli sgoccioli.