Cesarò (Me). Carenza di acqua potabile, ma sui monti si perde. Lo sconforto del sindaco

I restanti del Comune di Cesarò hanno brindato al nuovo anno con lo spumante, se le 2110 anime avessero dovuto farlo con l’acqua potabile avrebbero avuto difficoltà, la comunità incastonata nel Parco dei Nebrodi continua a vivere, oramai da (troppi) anni, in modalità “costante e quotidiana penuria”.

Incredibile e assurda situazione

Lo ha evidenziato in una garbata nota il sindaco di Cesarò, Katia Cerardi, indirizzata al presidente Schifani, al Prefetto di Messina, agli assessori regionali all’energia e dei servizi di pubblica utilità e delle infrastrutture, alla Protezione Civile e al Commissario di Governo contro il dissesto idrogeologico nella Regione Siciliana.
“L’incredibile e assurda situazione idrica che vive Cesarò”, scrive il primo cittadino, si ripete oramai da anni, a rileggere la cronaca e sarebbe dovuta alla precarietà della condotta che collega le ricche riserve idriche dei Nebrodi, che insistono nel territorio comunale, con la vasca di potabilizzazione del Comune.

Bolletta salata

Al momento la  comunità cesarese è costretta a pagare un conto salatissimo al fornitore di energia elettrica che occorre per il funzionamento della stazione di pompaggio dalla vicina (in linea d’aria) Maniace, che preleva l’acqua da pozzi alimentati da falde etnee.
L’ufficio finanziario del Comune liquida all’Enel circa 300 mila euro l’anno, tuttavia a detta del sindaco, la portata dell’acqua garantita dal gestore dei pozzi (Acoset Spa), non sarebbe necessaria a soddisfare i bisogni della comunità.

La qualità del servizio

La Acoset da una ventina di giorni avrebbe ridotto la portata dell’acqua mettendo in discussione la qualità del servizio che offre. In verità la sezione del sito istituzionale dedicata alla materia non riporta alcun contenuto e l’ultima comunicazione sui “disservizi” che interessa il Comune di Cesarò risale al 13 novembre 2019.

Comunità in ginocchio

Ceraldi, che si dichiara “profondamente sconfortata”, evidenzia altresì che la crisi idrica “sta mettendo a dura prova la qualità della vita e la sostenibilità della comunità”, evidenziando anche le criticità che interessano il comparto delle attività imprenditoriali. Secondo il sindaco sarebbe a rischio anche la “giornaliera erogazione” che avrebbe conseguenze sui servizi igienico-sanitari.
Il paradosso di questa vicenda è rappresentato dalla presenza di importanti sorgenti nel territorio comunale che non si possono utilizzare per la vetustà della rete di adduzione al serbatoio comunale.

 

All’indomani dell’insediamento la giunta Ceraldi ha promosso la stesura di un progetto per la realizzazione della condotta “per caduta”, dalla sorgente di contrada Angherone, che l’assessorato regionale all’Energia, con D.D.G. n. 421 del 20 aprile 2023, ha ammesso a finanziamento per oltre due milioni e mezzo di euro.

Né acqua né tempo

Abbiamo chiesto al Dipartimento regionale dell’energia, per tramite l’ufficio stampa della presidenza della Regione, le motivazioni per le quali non è stato ancora emanato apposito Decreto di finanziamento, senza il quale non è possibile appaltare i lavori per la costruzione dell’importante rete di adduzione che andrebbe realizzata con procedure di emergenza. Siamo in attesa di una risposta.
Una cosa è certa, dietro il garbo istituzionale del sindaco c’è la precisa volontà di risolvere la questione e sotto i ponti l’avvocato Ceraldi non farà più passare né acqua né tempo.