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Casini “Sempre al centro dell’Aula, mai stato integralista”

ROMA (ITALPRESS) – “Io non sono mai stato integralista. Ho sempre pensato che anche il mio avversario politico abbia un frammento di verità che a me sfugge”. Con queste parole il senatore Pier Ferdinando Casini sintetizza il suo percorso politico nell’intervista a Claudio Brachino per la rubrica Primo Piano dell’agenzia Italpress, in cui presenta il suo libro “Al centro dell’aula dalla Prima Repubblica a oggi – Dialogo con Paolo Pombeni”, edito da Il Mulino.
Il volume raccoglie i discorsi più significativi pronunciati da Casini in Parlamento, accompagnati da un dialogo con lo storico Paolo Pombeni. Un percorso che attraversa decenni di storia politica italiana, dalla Democrazia Cristiana all’esperienza con Berlusconi, fino all’attuale ruolo di “battitore libero” nell’opposizione.
“Essere al centro dell’aula significa aver sempre avuto rispetto verso gli altri, curiosità verso gli altri e non aver mai ritenuto di essere depositario di principi inviolabili e sacri”, spiega l’ex presidente della Camera. “Questi politici che pensano di avere ragione solo loro non mi sono mai piaciuti”.
Casini non nasconde le criticità dell’attuale dialettica parlamentare. “Tra noi parlamentari c’è un certo rispetto, una certa solidarietà, però quando si fanno i dibattiti, a volte sembra che servano più per scaldarsi in vista della campagna elettorale invece che per cercare dei punti di intesa”, osserva. “Su tante questioni, i temi degli italiani dovrebbero richiedere lo sforzo verso convergenze. E’ più facile non convergere mai, avere i propri slogan, ma tutto questo non è bellissimo”.
Secondo Casini, la politica contemporanea ha perso quella “pedagogia” che era parte integrante dell’azione di governo. Un riferimento implicito alla lezione della Democrazia Cristiana.
“De Gasperi vince le elezioni del ’48 e capisce che il rischio è, avendo la maggioranza assoluta, che si crei una contrapposizione tra cattolici e laici”, ricorda Casini. “Cerca degli importanti laici, a partire dal presidente della Repubblica, dal ministro degli Esteri, e li mette in un rapporto di collaborazione con la Democrazia Cristiana. Pur potendo governare da solo, rifiuta la via solitaria”.
Negli anni Sessanta Fanfani e Moro aprirono ai socialisti, poi arrivarono i governi di larghe intese. “Le idee della Democrazia Cristiana diventano progressivamente le idee che accomunano tutte le grandi storie politiche italiane”, sottolinea l’ex leader dell’Udc. “I grandi partiti si ritrovano sul tema dell’europeismo, della scelta atlantica, del multilateralismo, della pace. Questioni che prima erano state divisive diventano patrimonio comune di tutta la politica”.
L’ex presidente della Camera rivendica però un approccio proiettato al futuro. “La politica non vive di nostalgie, vive di progetti politici. La nostalgia no, la memoria storica sì, questa è la discriminante. Io coltivo la memoria e credo che sia importante che un grande paese coltivi la propria memoria”.
La Prima Repubblica era un’altra epoca, con il muro di Berlino, la contrapposizione ideologica, il fascismo e il comunismo. “Oggi questi sistemi politici sono superati, però ci sono altre sfide”, avverte Casini. “C’è ad esempio la sfida di oligarchi che da soli controllano la rete e sono più importanti dei singoli governi dei paesi. Non è che non ci sono nuove sfide, ci sono sfide forse anche più difficili da vincere”. E citando Aldo Moro aggiunge: “Non si può saltare il nostro tempo. Questo tempo non ha bisogno di nostalgie, ma di progetti per il futuro”.
Ampio spazio anche al ricordo di Silvio Berlusconi. “E’ stato un grande istrione che amava piacere agli altri, a tutti, alle persone piccole e ai grandi della terra”, afferma Casini. “Con gli anni, quando si è attenuata la sua spinta divisiva, è diventato un pò una specie di nonno di tutti gli italiani. E’ stato il primo esempio di imprenditore che è sceso in politica e ha vinto in politica”.
Casini ricorda la rivalità con Romano Prodi, “l’unico che l’ha bloccato due volte”, ma sottolinea i limiti di entrambi: “Prodi non aveva delle coalizioni convincenti, Berlusconi aveva la zavorra del conflitto di interesse. Erano in qualche modo entrambi azzoppati”.
Guardando all’attualità, il senatore esprime apprezzamento per la linea del governo sulla guerra in Ucraina. “Sono contento che la Meloni abbia tenuto la linea di conferma della solidarietà a Kiev. Negli ultimi giorni la vedo un pò in ambasce tra l’Europa e Trump. Mi auguro che nel prosieguo di questa vicenda scelga l’Europa perchè noi dobbiamo stare lì col cuore e con la testa”.
– Foto Italpress –
(ITALPRESS).