Benvenuti all’hotel di montagna: il “Madonna SS dell’Alto” di Petralia Sottana. Finalmente, interviene il Commissario dell’ASP di Palermo e la Corte dei Conti?

Dalla scena del film Shining, evocata da Giusi Spica su La Repubblica-Palermo di oggi (ha accostato il “dell’Alto” all’hotel di montagna evocato nel film), alla dura reazione del Direttore Generale-Commissario dell’Asp di Palermo, c’è voluto un attimo.
Daniela Faraoni questa mattina sarebbe stata tirata giù dal letto dal buon Nino Randazzo, responsabile della comunicazione dell’Azienda e avrebbe attivato l’unità di crisi alla lettura dell’articolo “L’ospedale fantasma-cattedrale per 20 degenti”, ripreso in prima pagina da una foto non coerente con l’operosità del personale sanitario in servizio.
Faraoni in queste settimane avrebbe assistito dalla finestra al fermento che sta montando nel paesaggio madonita a difesa del diritto di residenza e di una buona sanità pubblica, che avrebbe dovuto rispondere ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), previsti dalla Legge.
Invero, con tutti gli sforzi dei vertici aziendali, ciò che i madoniti hanno ottenuto in questi anni sono i LEC (Livelli Essenziali di Carità), complice la resa dei restanti e una politica che ha più flirtato con l’Azienda che con gli interessi della povera gente.
Sia chiaro, chi può permetterselo si rivolge direttamente alla sanità privata. Insomma, paga, si cura e magari ottiene qualche corsia privilegiata per entrare “in reparto”.
La storia del “Madonna SS dell’Alto” la conosciamo tutti, chi non dovesse conoscerla dovrà fare un giro sul web e sui social per trovare il bandolo della matassa.
È la storia di uno dei tanti ospedali di montagna a cui la politica, per l’ipocrisia che la contraddistingue, non ha ancora tagliato (di netto) le risorse con la conseguente chiusura di ciò che rimane, tuttavia, furbescamente non investe e tutto si consuma (e chiude!) a seguito dei pensionamenti e delle legittime richieste di mobilità dei medici, costretti a turni di lavoro insostenibili e umiliati dall’ipocrisia dei rappresentati delle Istituzioni locali, regionali e romane.
L’unico e magro riconoscimento che il “dell’Alto” detiene è di essere considerato in “zona disagiata”.
Da oggi si potrà fregiare anche dei titoli di ospedale “fantasma”, “cattedrale nel deserto” e “cattedrale deserta”, come riporta La Repubblica.
Una cosa è certa e questo non si evince da nessuna parte. In questo ospedale “fantasma” si continuano a salvare vite umane, in “carne e ossa” e a nessuno dovrà balenare l’idea, in nome della “revisione della spesa”, di continuare a tagliare, anche perché non c’è più niente da tagliare.
Quindi, da un lato una brava reporter che denuncia che il presidio ospedaliero è “abbandonato dalla politica”, dall’altro l’affanno di un Direttore-Commissario che di buon mattino afferma, tra molto altro, che “l’ospedale di Petralia rimane una certezza del territorio madonita”.
La domanda è, Daniela Faraoni, prima di divulgare la nota stampa, si è consultata con l’assessore regionale della Salute, Giovanna Volo, oppure si è espressa a titolo personale non avendone, di fatto, la competenza?
Il Commissario si difende dalla critiche tirando dal cilindro la solita litania, “che negli ultimi 4 anni siano stati 93 i concorsi a tempo determinato e indeterminato banditi e conclusi per cercare la soluzione ai problemi di reclutamento, ma purtroppo nessuno dei professionisti ha accettato la destinazione”.
È ovvio che un cardiologo, per esempio, vincitore di concorso non sceglie il “dell’Alto” come destinazione.
Sarebbe stato lo stesso se fosse stata attivata la Rete Ospedaliera, pubblicata nella GURS dell’8 Febbraio 2019, nella quale erano previsti 6 posti letto di cardiologia?
Solo per riportarlo alla memoria dei lettori, il Decreto Assessorile dell’11 gennaio 2019 (Adeguamento della rete ospedaliera al D.M. 2 aprile 2015, n. 70) che non è un contenuto della Gazzetta dello Sport ma è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, avrebbe previsto anche 6 posti di chirurgia, 14 di medicina, 4 di ortopedia, 20 di riabilitazione e recupero funzionale e 16 di lungo degenza.
Non si può pretendere che un professionista giovane o meno giovane scelga un luogo di lavoro dove non c’è gratificazione professionale e si vive alla giornata. Il panorama mozzafiato e/o un contratto a tempo determinato non sono bastevoli e non e non sono funzionali alla crescita del medico.
Quando si garantisce un futuro e attrezzature adeguate i medici sono disponibili e accettano la sfida, il caso di Valeria Incognito rappresenta un nitido esempio.
Chi scrive con l’oculista ha perso la scommessa. Non ci avrei puntato un centesimo sulla sua permanenza a Petralia, eppure, Incognito, con la sua piccola squadra, ad oggi e per il 2023, ha mietuto oltre duemila prestazioni e si può annoverare tra i restanti madoniti.
Daniela Faraoni passa anche dalla diagnostica per immagini. La sua narrazione non tiene conto del Covid, reo di averci lasciato una TAC di ultima generazione, non sarebbe mai arrivata senza la pandemia come non è ancora arrivata la macchina per la risonanza magnetica, possibilmente di ultima generazione.
Non vi è alcun dubbio dell’impegno profuso dalla Direzione dell’azienda, ma non basta e bisogna andare indietro nel tempo per avere contezza che i medici non sono frutti di stagione o verdure che si coltivano nella serra.
Per “fare” un medico occorrono circa dieci anni di studio serrato e dieci anni or sono non si è pensato alla sanita di oggi e oggi, ahinoi, non si starebbe pianificando la sanità del 2033.
Chi governava nel 2013 (a Roma e a Palermo) andrebbe perseguitato dalla Corte dei Conti in quanto la mancanza di programmazione costringe le Aziende Sanitarie, quella di Palermo in testa in quanto tra le più grandi d’Europa per numero di assistiti, a ricorrere – come sottolinea Faraoni nella nota stampa –  a “incarichi libero-professionali” o “prestazioni aggiuntive”, finanche ad indire una “gara per l’acquisto di servizi in regime esternalizzato dell’attività clinica di Pronto soccorso ed emergenza”.
In merito alle prime, se pur con ritardo, l’Asp premia i “volontari”, provenienti da altri ospedali, con 100 euro per ogni ora di servizio prestato. Generalmente i turni sono di 12 ore (prendete la calcolatrice!).
Per quanto riguarda il “regime esternalizzato”, l’ASP ha bandito una gara, a cui pare abbiano partecipato due cooperative, per garantire i servizi dei pronto soccorso di Petralia e del “Dei Bianchi” di Corleone, prevedendo anche la “fornitura” di due pediatri.
I proprietari del “supermercato” dovranno assicurare in totale 535 turni (da 12 ore) al prezzo di 749 mila oltre iva di legge. La base d’asta sarebbe di mille e quattrocento euro a turno, con l’impegno di retribuire i dipendenti con una retribuzione non inferiore a quella stabilita dal CCNL.
La nota del Commissario chiude con la disponibilità ad ascoltare “suggerimenti e consigli da chiunque” in quanto avrebbe “a cuore la salute dei cittadini delle Madonie”.
Abbiamo un suggerimento-proposta da avanzare.
Pare che, tra i medici in servizio al “dell’Alto” ci sarebbe una professionista in grado di gestire l’unità di endoscopia digestiva, chiusa con il pensionamento di Felice Savaia.
Lunedì prossimo la Direzione Generale afferisca il servizio all’Unità di chirurgia, nei giorni scorsi una persona anziana è stata accompagnata ad eseguire l’esame all’Ospedale Ingrassia di Palermo.
Cinque ore, un’ambulanza, un autista, un infermiere e, cosa più importante, la fatica del nonnino.
Riattivare il servizio eviterebbe agli utenti madoniti di raggiungere altri nosocomi o a rivolgersi ai privati (intramoenia compresa!), per non contare chi rinuncia alle cure!
Di proposta ne avremmo altre. La più importante è di prospettiva. Ci ritorneremo nei prossimi giorni, senza passare dai concitati interventi di pronto soccorso che si stanno consumando nel discutere del futuro dell’hotel di montagna.